
Disturbi Alimentari, Ansia e Depressione a Imola
Cosa Faccio
Offro consulenze psicologiche mirate a risolvere disturbi alimentari, ansia e depressione a Imola.
Mi occupo inoltre di problemi relazionali, familiari e lavorativi, oltre a gestire disturbi depressivi, stati ansiosi e situazioni di stress. Le mie attività comprendono:
- Psicoterapie individuali ad approccio psicodinamico, sia supportive che espressive.
- Visite psichiatriche con valutazioni cliniche e redazione di relazioni o certificazioni.
- Trattamenti farmacologici mirati a supportare il benessere psicologico.
- Visite psicogeriatriche per affrontare le specifiche esigenze degli anziani.
Il Mio Approccio Terapeutico
Mi impegno a creare una relazione terapeutica non giudicante, accogliendo tutte le parti della persona, anche quegli aspetti che il paziente può trovare difficili da accettare. La modalità con cui il paziente costruisce l’esperienza è considerata un indicatore prezioso, e ogni emozione o pensiero che emerge spontaneamente durante la seduta viene accolto e esplorato. Questa apertura consente ai pazienti di trovare soluzioni interiori, spesso con grande saggezza.
Ascolto attivo
Favorisco un ascolto attivo e attento, che supporta il paziente nella sua evoluzione, guidandolo verso una maggiore consapevolezza delle proprie dinamiche interne ed esterne. Credo fermamente nell’importanza di approcciare ogni persona come un sistema vivente, in cui mente, corpo e spirito interagiscono e si influenzano reciprocamente. Adotto quindi un approccio olistico, riconoscendo che i disturbi del corpo e della mente devono essere trattati in un contesto integrato.
Indirizzo Psicodinamico
L’approccio psicodinamico si fonda su teorie derivate dalla psicoanalisi e i suoi sviluppi successivi. In questo contesto, si riconosce:
- L’esistenza di una vita mentale inconscia, che può manifestarsi attraverso sintomi e comportamenti di cui l’individuo non è pienamente consapevole.
- La necessità di considerare non solo gli aspetti intrapsichici, ma anche le dinamiche relazionali in un’ottica interattiva.
- L’importanza di affrontare conflitti e traumi psicologici, sia nell’infanzia che nell’età adulta, come fattori che possono contribuire a disturbi alimentari, ansia e depressione.
Questa metodologia contribuisce a valorizzare la storia individuale e il racconto delle esperienze personali, arricchendo l’anamnesi e la relazione terapeutica.
Transfert
Il transfert è una dinamica importante nel processo terapeutico, in cui il paziente rievoca relazioni e dinamiche del passato nel presente. Questo fenomeno può rivelare molto sui meccanismi inconsci che influenzano il comportamento e le emozioni, permettendo un’esplorazione profonda delle esperienze di vita.
Le Terapie della Parola
La narrazione è una componente essenziale dell’esperienza umana e un mezzo potente per elaborare emozioni e esperienze. Attraverso il racconto, il paziente può distanziarsi dalle proprie emozioni e iniziare a dar loro un significato, rendendo più facile l’elaborazione delle stesse. Il terapeuta gioca un ruolo cruciale nel cogliere non solo il significato delle parole, ma anche il tono e il ritmo del discorso, facilitando così la comprensione delle emozioni sottostanti.
Il Lavoro Terapeutico
Il termine “lavoro” in terapia indica l’impegno sia del paziente che del terapeuta nel processo di cura. Questo concetto è fondamentale per comprendere che la terapia richiede uno sforzo attivo per affrontare e risolvere problematiche come disturbi alimentari, ansia e depressione. Un esempio di lavoro terapeutico è il processo di elaborazione del lutto, in cui il paziente apprende a tollerare la perdita e a reinvestire l’energia emotiva in nuove relazioni.
Terapie Farmacologiche
Gli psicofarmaci, come antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici, sono utilizzati per trattare disturbi psichici. La psicofarmacologia studia questi farmaci, analizzando la loro efficacia e sicurezza. Gli ansiolitici, come le benzodiazepine, sono stati i primi a essere utilizzati per il trattamento dell’ansia, mentre gli antidepressivi triciclici e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono tra i più comuni per affrontare la depressione.
Emozioni e Empatia
Le emozioni rappresentano un ampio spettro di stati affettivi, dai sentimenti di gioia e amore a quelli di ansia e tristezza. Comprendere e riconoscere le proprie emozioni è fondamentale nel processo terapeutico. L’empatia, intesa come la capacità di condividere e comprendere le emozioni degli altri, è un elemento cruciale nel lavoro terapeutico. È attraverso l’empatia che il terapeuta può connettersi con il paziente e facilitare un percorso di guarigione.
Trauma
Il trauma psicologico è un’esperienza unica che può sopraffare la capacità dell’individuo di integrare le emozioni. Lavorare con il trauma richiede un approccio attento e consapevole, e la relazione terapeutica deve essere caratterizzata da un atteggiamento non giudicante. Le difese psicologiche del paziente devono essere comprese come tentativi di affrontare esperienze dolorose, e ogni risposta deve essere accolta con compassione.
FALSI MITI
Gli psichiatri curano i matti
Gli psicofarmaci creano dipendenza
La sofferenza è sempre patologica
Le persone con disturbi psichiatrici sono pericolose
Il controllo dello stress
Il termine stress presenta una divergenza di significato tra quello conferito dai professionisti quello che appartiene alla credenza comune: la maggior parte delle persone intende il termine stress nella sua accezione primaria che deriva dalla fisica e che si riferisce a una forza o un peso che produce tensione o deformazione in un materiale. Nell’ambito delle neuroscienze, al contrario, si definisce lo stress come la somma di cambiamenti aspecifici dell’organismo in risposta a uno stimolo.
Lo stress
rappresenta una risposta automatica dell’organismo a qualsiasi cambiamento ambientale esterno o interno per far fronte alle possibili richieste generate dalla nuova situazione; questo implica un importante aumento del livello di attivazione fisiologica, motoria e cognitiva. Pertanto lo stress dipenderà sia dallo stimolo sia dalla percezione dello stesso da parte dell’individuo e dalle sue risorse per affrontarlo. Determinati stimoli sono vissuti come stressanti da alcune persone, al contrario come facenti parte della quotidianità ad altre: ad esempio la guida ad alta velocità che non è stressante per un pilota professionista lo potrebbe essere per un’altra persona. All’inizio l’iperattivazione della risposta allo stress è efficace in quanto permette di affrontare le richieste dell’ambiente ma una volta superato un certo limite possiede un effetto che disorganizza il comportamento perché l’organismo non può rimanere per troppo tempo in stato di iperattivazione. L’iperattivazione cronica e sostenuta può portare a problemi fisici e psichici come ipertensione, asma, insonnia, disturbi gastrici, ansia, depressione, affaticamento, tremori ecc. La risposta fisiologica allo stress implica un aumento generale dell’attivazione fisiologica e si suddivide in tre fasi:
- Fase di allarme. Attivazione fisiologica intensa e immediata che facilita le risorse di fronte a una possibile azione. Se la situazione stressante viene superata termina la sindrome generale di attivazione altrimenti si passa alla fase 2.
- Fase di resistenza. Viene mantenuta un’attivazione meno intensa di quella della prima fase ma più intensa del normale. Se la situazione stressante viene superata termina l’attivazione, se invece non viene superata si passa alla fase 3.
- Fase di esaurimento. L’organismo esaurisce le sue risorse e perde bruscamente la sua capacità di attivazione.
L’alterazione fisiologica
provoca dei cambiamenti a livello ormonale e neurotrasmettitoriale in via diretta, mentre per via indiretta lo stress agisce negativamente su aspetti fondamentali quali ad esempio il sonno. Bisogna inoltre considerare che anche stimoli positivi sono stressanti cioè inducono una reazione.
È molto importante ricordare che di fronte a un cambiamento o un problema è opportuno darsi il tempo di riflettere: la fretta e l’impulsività sono cattive consigliere. Darci il tempo di prendere le decisioni importanti ci permetterà di ricavare un’informazione più obiettiva del problema nonché definire obiettivi realistici e concreti e valutare i costi benefici a breve e a lungo termine.
Ansia
Il termine deriva dai vocaboli latini ‘angus’ che significa agitazione e ‘angere’ che significa stringere/strangolare e individua parte del disagio soggettivo e fisico che l’ansioso può avvertire. L’angoscia dal latino ‘angustia’ è anch’essa un doloroso stato dovuto a dubbio o paura. La paura è definita come stato d’animo costituito da inquietudine e grave turbamento che si prova al pensiero o alla presenza di un pericolo.
Reazione di allarme
Nelle scienze del comportamento l’ansia è una reazione di allarme propria dell’istinto di conservazione, un vissuto di attesa di qualche cosa di indefinito, avvertito più spesso come pericoloso a cui generalmente si associano sia sensazioni fisiche (tachicardia, tremori, sudorazione eccetera) sia sintomi di tensione ed ipervigilanza (allerta). Le manifestazioni possono essere simili a quelle della paura ma mentre l’ansia anticipa il pericolo in assenza di un oggetto chiaramente identificato, la paura si riferisce ad uno stato d’animo di inquietudine e turbamento che si prova al pensiero o alla presenza di un pericolo.
Percezione del pericolo
Pertanto la mancanza dello stimolo, derivato dalla percezione di una concreta minaccia, distingue l’ansia dalla paura. L’ansia è cognitivamente più complessa della paura: la capacità di prevedere il pericolo a distanza di tempo e di spazio, cioè l’ansia, è presente solo negli organismi più evoluti. Nell’ansia patologica la reazione di allarme perde il suo ruolo adattivo teso a preparare l’organismo alla gestione del pericolo e rimane costantemente attivata anche in una condizione di non pericolo. Entro certi livelli l’ansia è sostanzialmente positiva perché aumenta la motivazione e facilita la concentrazione su un compito migliorando il rendimento, mentre a livelli più elevati diventa disfunzionale e ostacola le prestazioni.
Disturbi d’ansia
Per differenziare l’ansia normale da quella patologica oltre all’intensità bisogna considerarne anche la qualità. I disturbi d’ansia sono molto diversi tra loro pur tuttavia raggruppati sotto un comune denominatore ma in realtà tra ansia e paura, è più la paura che può essere assunta come denominatore comune dei disturbi d’ansia i quali sarebbero fra loro distinguibili per l’oggetto e le situazioni stimolo della paura stessa. La paura senza un oggetto specifico è l’essenza dell’attacco di panico; la paura di un oggetto ben definito, ad esempio un animale, viene a caratterizzare le fobie specifiche.
Fobia sociale
La fobia sociale è caratterizzata dalla paura delle situazioni di esposizione sociale dovuta a ipervalutazione e marcata sensibilità al giudizio altrui. Nel disturbo ossessivo-compulsivo ciò che fa paura è un oggetto di per sé difficilmente evitabile, ad esempio lo sporco, per cui il dubbio del contatto non può essere fugato soltanto dalle condotte di avvitamento come accade nelle fobie semplici ma permane e condiziona comportamenti compulsivi volti ad arginarlo, ad esempio lavaggi ripetuti nel caso dello sporco.
Disturbo post traumatico da stress
Nel disturbo post traumatico da stress la paura è scatenata da un evento traumatico ed è la paura di situazioni o stimoli che richiamano l’evento.In questa serie di disturbi è certamente presente l’ansia nella sua accezione più comune ma non come fondamento del disturbo quanto piuttosto come conseguenza: ad esempio nel disturbo di panico l’ansia anticipatoria, che per la sua qualità strutturale è assai simile all’ansia comunemente intesa, non è il punto di partenza dell’attacco, ma, in quanto timore che esso si ripeta, è una sua conseguenza. Il disturbo d’ansia generalizzato, caratterizzato dalla apprensività esagerata e disfunzionale, è l’unico in cui il quadro sintomatologico è più vicino alle caratteristiche dell’ansia normale quasi a costituirne una variante quantitativa.
Reazione fisiologica
Nella prospettiva biologico evolutiva l’ansia è considerata la principale reazione fisiologica e psicologica messa in atto dall’organismo a scopo adattivo di fronte alle minacce portate dall’ambiente; nell’ottica psicodinamica l’ansia è la manifestazione sintomatica di un conflitto che sottolinea l’incompatibilità tra un desiderio e un’ingiunzione morale, tra desiderio e realtà o tra realtà interna e realtà esterna ma al tempo stesso è anche un segnale adattativo che mette in moto le difese inconsce dell’io finalizzate ad allontanare dalla coscienza pulsioni, sentimenti e pensieri inaccettabili.
Sia nella prospettiva psicodinamica che in quella ispirata alle filosofie esistenziali ansia sembra essere un termine generico per designare qualunque forma di turbamento psichico di fronte a una minaccia dell’integrità della propria umana esistenza.
Depressione
Il termine deriva dal verbo deprimere cioè portare giù, a un livello più basso, affondare. Nel linguaggio corrente indica uno stato d’animo caratterizzato da tristezza, insoddisfazione, noia, svogliatezza e da un’inclinazione pessimista dei pensieri. Questa tonalità affettiva fa parte del normale registro delle emozioni umane cioè una condizione che capita a tutti di attraversare, più o meno spesso, di solito passeggera e lieve abbastanza da non alterare granché la vita quotidiana: si tende a metterlo in connessione con eventi che sembrano capaci di spiegarla. Nel linguaggio psichiatrico invece la parola depressione designa uno stato mentale patologico espresso da una serie di sintomi che con varie intensità compongono la sindrome depressiva.
Cura della parola
Mentre la psicoanalisi ha sviluppato la cura della parola per gli stati depressivi, nella seconda metà del novecento la scoperta degli antidepressivi segnò un’altra rivoluzione. In poche decenni il numero dei farmaci antidepressivi è salito rapidamente: con le nuove molecole non è tanto aumentata l’efficacia quanto sono diminuite frequenze e gravità degli effetti collaterali e ciò ha determinato un enorme aumento delle prescrizioni e dell’uso spesso ingiustificato e ha a tratti incoraggiato l’idea di curare l’infelicità connessa al vivere allo stesso modo della malattia depressiva.
Manifestazione della depressione
Le manifestazioni della depressione possono essere raggruppate in quattro gruppi principali: alterazioni emotive, cognitive, psicomotorie e vegetative. Il quadro emotivo è dominato dello scoraggiamento, dal disinteresse per tutto, dall’anestesia affettiva cioè la sensazione dolorosa di non provare più sentimenti, dalla perdita della capacità di provare piacere e dal dolore morale come una sofferenza profonda. Nelle alterazioni cognitive la memoria, la capacità di attenzione e concentrazione possono risultare indebolite.
Senso di impotenza
Pensieri e giudizi sono dominati dal pessimismo, da un senso di impotenza colpevole, della svalutazione di sé. L’interesse per il presente è scarso, prevalgono le ruminazioni sul passato. Le alterazioni psicomotorie possono manifestarsi come rallentamento dei movimenti e del pensiero con forza, energia e capacità di iniziativa diminuite. Le alterazioni vegetative riguardano l’appetito e la sessualità; inoltre sono frequenti disturbi del sonno e varie sensazioni di dolore e malessere fisico. Le forme più lievi di depressione sono compatibili con una vita relativamente normale mentre le forme più gravi, ‘maggiori’ nel lessico anglosassone, interrompono il corso abituale dell’esistenza e la melanconia ne é il prototipo. Sintomi depressivi possono essere indotti da cause riconoscibili come ipotiroidismo o alcuni farmaci o altre malattie mentali o fisiche.
I farmaci
Tra i farmaci quasi nessun antidepressivo è in grado finora di produrre effetti terapeutici prima di 10-14 giorni. La psicoterapia è in grado di favorire la remissione dell’episodio soprattutto di lieve e moderata entità e di favorire la prevenzione delle ricadute; la tendenza alle recidive molto comuni impone di continuare i trattamenti farmacologici per almeno sei mesi dopo la remissione dei sintomi e in alcuni casi oltre a seconda della ricorrenza.
I disturbi alimentari (DAN)
I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DAN) sono condizioni caratterizzate da un rapporto alterato con il cibo e con il proprio corpo. Un tempo conosciuti come DCA, cioè Disturbi del comportamento alimentare, sono stati ridefiniti DAN e comportano conseguenze sul piano organico, psicologico, funzionale e sociale: se gli eventi acuti provocano grande preoccupazione nei familiari e nei sanitari, le conseguenze del decorso cronico si riflettono sul funzionamento professionale, fertilità e genitorialità, relazioni interpersonali e familiari. I DAN hanno costi elevati anche sociali che incidono sulla famiglia e sulla persona in termini di funzionamento relazionale e sociale.
Anoressia
Questi disturbi comprendono in primis Anoressia nervosa e Bulimia nervosa. L’anoressia si manifesta con un’intensa paura di prendere peso e una percezione distorta dell’ immagine corporea. Le persone con anoressia tendono a limitare drasticamente l’assunzione di cibo (restrizione alimentare) e possono anche praticare eccessivo esercizio fisico, arrivando ad una significativa perdita di peso e malnutrizione.
Chi soffre di bulimia va incontro ad episodi di abbuffate durante i quali la persona consuma grandi quantità di cibo in un breve arco di tempo, con perdita di controllo e adotta poi comportamenti compensatori come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o diuretici, e l’esercizio fisico esagerato. Le abbuffate sono quasi sempre accompagnate e seguite da sentimenti di vergogna e colpa.
Binge Eating
Il Disturbo da alimentazione incontrollata, meglio noto come Binge Eating Disorder, è caratterizzato dalle abbuffate ma, a differenza della bulimia, non ci sono comportamenti compensatori dopo le abbuffate, il che può portare a sovrappeso o obesità.
Altri disturbi specifici dell’alimentazione e della nutrizione non rientrano in vere e proprie categorie diagnostiche ma possono rappresentare problemi per la salute. Alcuni esempi includono l’ortoressia (ossessione per il cibo sano), la vigoressia (ossessione per la massa muscolare), la drunkoressia (ove le abbuffate riguardano gli alcolici) e il disturbo da alimentazione notturna.
Questi disturbi possono avere conseguenze potenzialmente rilevanti sull’apparato cardiovascolare, gastrointestinale, e creare squilibri metabolici, oltre a influire negativamente sulla salute mentale e sulla qualità della vita. È importante riconoscerli e affrontarli con il supporto appropriato.
Non solo ragazze
L’epidemiologia mostra che anoressia e bulimia sono patologie prevalentemente femminili: il rapporto maschi femmine per entrambi è di circa 10:1 ma vi è una netta crescita fra i maschi. Nel corso della vita e della storia clinica di una stessa persona sono molto frequenti le migrazioni da un quadro clinico ad un altro. Una diagnosi e un intervento precoce contribuiscono a ridurre la gravità e la durata della malattia. Come indicano le linee guida, l’approccio terapeutico ai DAN dovrebbe essere multidisciplinare cioè condotto da un équipe di sanitari tra cui indispensabili sono medico nutrizionista o pediatra, dietista, psichiatra o neuropsichiatra a seconda della fascia di età, psicologo ma anche in aggiunta infermieri, educatori per integrare il progetto di cura a seconda della complessità
L’importanza del sonno
La regolarità del sonno è uno dei fondamenti della stabilità del tono dell’umore. Una persona adulta dovrebbe dormire tra le sette e le nove ore al giorno per riprendersi dall’affaticamento fisico e mentale della giornata e per sentirsi bene il giorno dopo. É raccomandabile che queste ore di sonno vengano coperte in maniera consecutiva e durante la notte poiché non è corretto dormire cinque ore e poi realizzare un riposo pomeridiano di due ore per raggiungere le sette ore giornaliere.
Dormire male
Oltre a provocare stanchezza e malessere fisico, dormire male o poco causa irritabilità e problemi cognitivi in particolare di memoria. L’ideale sarebbe mantenere orari regolari per tutta la settimana ed evitare l’abitudine ad alzarsi molto tardi nel fine settimana perché ciò può avere dirette conseguenze sulla qualità del sonno nei giorni seguenti. In tal modo se usciamo la sera e andiamo a dormire tardi e’ raccomandabile comunque garantire otto ore di sonno ma ciò deve rappresentare l’eccezione non la regola. Passare un’intera notte svegli perché stiamo lavorando, studiando o ballando è assolutamente sconsigliato per una persona affetta da un disturbo dell’umore: diversi studi dimostrano che dormire poco per due notti consecutive può scatenare una ricaduta. Per quanto riguarda il riposo pomeridiano il tempo massimo consigliabile dovrebbe essere circa 30/60 minuti solo se questo non compromette il riposo notturno.
Qualità del sonno
Alcuni suggerimenti favoriscono l’igiene del sonno e possono aiutare a migliorarne la qualità:
- Utilizzare il letto solamente per dormire: non è raccomandabile utilizzarlo per studiare o mangiare o altro (si può leggere prima di addormentarsi);
- Tenere la camera arieggiata durante il giorno;
- Cercare di non mangiare troppo pesante a cena ed evitare cioccolato e caffè che sono stimolanti;
- Durante l’ultima mezz’ora prima di coricarsi non è consigliabile utilizzare il computer o guardare la TV dal momento che la luce emanata dallo schermo è stimolante;
- Se si lavora fino a tardi, bisogna trascorrere un’ora svolgendo un’attività rilassante, ad esempio leggere o ascoltare musica, prima di coricarsi;
- A seconda delle specifiche situazioni bisogna prestare molta attenzione alla dieta cioè la scelta dei cibi, delle bevande e all’equilibrio elettrolitico soprattutto se si pratica esercizio fisico;
- Lo sport ha degli effetti positivi se praticato con regolarità e senza eccessi in quanto regola l’equilibrio neuroimmunoendocrino ma non va dimenticato che è un’attività stimolante e impegnativa perciò andrebbe evitato prima di coricarsi.
Formazione
Competenza clinico specialistica e approccio psicoterapeutico a indirizzo psicodinamico.
Esperienza
Nei servizi di salute mentale con formazione sul campo, trattamenti individualizzati e lavoro in equpe multidisciplinare
Specializzazioni
Trattamento personalizzato dei disturbi dell'alimentazione e della nutrizione